A cura di Ilaria Forte.
Dopo aver seguito il corso del Professor Ugo Vignuzzi di Dialettologia italiana è nata in me la curiosità di approfondire quelli che sono i tratti caratteristici del dialetto di Palombara Sabina.
Il Professore, come parte integrante del corso, ha richiesto la stesura di un’autobiografia linguistica nella quale ciascun frequentante avrebbe dovuto descrivere con attenzione la propria formazione sociolinguistica e la competenza linguistica attuale.
Sebbene io abbia da sempre vissuto a Palombara Sabina, non ho mai potuto parlare dialetto per via dei miei genitori che me ne hanno posto il divieto fin da bambina.
Ricordo la difficoltà nella comunicazione quando le mie amiche, al di fuori e all’interno della scuola, utilizzavano il dialetto. Allo stesso modo ricordo quelle incontrate con mia nonna, nel momento in cui mi stilava l’elenco dei cibi, in palombarese, per chiedermi quale volessi.
Qualche anno fa, mi resi conto di non conoscere né, tantomeno, saper riprodurre la giusta pronuncia dei termini dialettali. Dico ciò perché, quando mi appassionai all’argomento, mi capitò di visionare alcuni dizionari, allora ancora in fase di pubblicazione, e non saperne leggere i lemmi nel giusto modo: ho sbagliato gli accenti, ho avuto difficoltà con le vocali (se aperte o chiuse), con le sibilanti etc.
Il punto è che nessun lavoro, pubblicato o in fase di pubblicazione, conteneva la trascrizione fonetica delle parole e dunque, sebbene la “traccia” ci fosse o stesse per essere lasciata, in realtà mancava un supporto che indicasse al lettore la corretta pronuncia.
Questa è stata la motivazione principale che mi ha spinto a voler lavorare con la “fonetica”, cioè “scrivere” la pronuncia di alcune parole in modo che chiunque, un giorno che il dialetto non ci sarà più, possa saper riprodurre almeno alcune delle parole nel giusto modo.
- Spiegazione del lavoro di ricerca
Il mio, ormai vecchio, lavoro di ricerca intende approfondire e studiare il dialetto di Palombara Sabina, non essendo questo mai stato soggetto a tale genere di studio.
Nello specifico, la mia tesi si pone come obiettivo quello di riscrivere una vera e propria “fonetica” del dialetto di Palombara Sabina, partendo dal libro base di Bernardino Campanelli, Fonetica del dialetto reatino ora per la prima volta studiata sulla viva voce del popolo, considerata una delle prime descrizioni scientifiche complete di un dialetto dell’Italia centro-meridionale.
Oltre a questa motivazione, ho deciso di ricostruire la fonetica palombarese partendo proprio dagli esempi reatini perché il reatino possiede delle affinità e delle caratteristiche simili agli altri dialetti limitrofi.
La Fonetica del dialetto reatino sembra essere un’importantissima indagine dal punto di vista fonologico e riesce ad essere conforme all’idea originaria dell’autore, quella di creare un aiuto nello sviluppo degli studi di etimologia italiana e romanza, necessari per permettere una possibile comparazione delle lingue neolatine con i diversi dialetti.
Nella Prefazione Campanelli si sofferma a considerare come il dialetto reatino fosse ancora poco conosciuto a quel tempo e come, prima della sua opera, del 1896, non avesse ancora avuto un’accurata analisi dal punto di vista filologico (neanche Ascoli con l’Archivio glottologico, a suo parere, lo conosceva a fondo).
Nella sua opera, dopo aver illustrato le regole generali della fonetica, Campanelli si lascia andare alla spiegazione delle particolarità sintattiche e grammaticali, a locuzioni del luogo e, molto spesso, inserisce alcuni esempi ed etimologie. Chiude, poi, la sua opera con un lessico etimologico di parole che, per via della forma e del significato, gli sono sembrate degne di nota.
In seguito, una parte importante del mio lavoro è dedicata alla riscrittura e alla successiva transcodificazione di 1705 parole dell’Atlante linguistico ed etnografico dell’Italia e della Svizzera meridionale (in sigla AIS). Per far ciò, ho consultato i volumi dell’Atlante in biblioteca e, per poter lavorare anche da casa, ho utilizzato NavigAIS, cioè la versione elettronica scaricabile dell’AIS.
L’AIS è una raccolta di carte geografiche che presenta una stessa parola, frase o concetto, nelle rispettive forme dialettali, realizzata in VIII volumi, tra il 1928 e il 1940 .
Ogni carta, delle 1705, è una cartina d’Italia, di modesta ampiezza, formata da un insieme di sigle numeriche (ognuna corrispondente alla località analizzata linguisticamente). Palombara Sabina è indicata con il 643 ed è una delle località che per nostra fortuna è stata scelta per la raccolta dati.
Qui è riportata l’immagine della Karte 1573 ovvero l’inchiesta condotta in tutta Italia sulla parola “Grembiule”. Sotto ogni sigla (quindi ogni località) vi è riportato il corrispettivo dialettale della parola “Grembiule”. Ogni sigla corrisponde ad una località e, quindi, ad un dialetto diverso d’Italia.
In alto a sinistra vi è il nome italiano preso in questione mentre in alto a destra vi è il numero della carta.
Sotto al 643, della Karte 1573, abbiamo in forma originale [u dzinā́lẹ] che trascritto in IPA è [u z̥iˈnale].
Il simbolo [+], riportato, a volte, dopo la parola dialettale, sta a significare che vi sono presenti annotazioni; queste generalmente si trovano, nella parte sinistra della mappa ma potrebbero anche stare nella parte superiore o inferiore.
Ad ideare l’Atlante sono stati due dialettologi svizzero-tedeschi Karl Jaberg (1877-1958) e Jakob Jud (1882-1952) con l’unico scopo di documentare la variazione dialettale italo-romanza . Inizialmente il lavoro avrebbe dovuto toccare solamente la Svizzera meridionale e l’Italia settentrionale, fino la linea Livorno-Pesaro poi, invece, la ricerca si estese a tutta la penisola.
I rilevamenti , che prevedevano la trascrizione fonetica delle forme linguistiche previste da un questionario, furono affidati a Paul Scheuermeier, che li iniziò nel 1919.
Gli informatori, sui quali sono state condotte le analisi, furono scelti tra i nativi del luogo: si tendeva ad esaminare un singolo soggetto, il più delle volte di sesso maschile (il 90% degli intervistati; difficilmente le donne potevano trascorrere del tempo con un uomo straniero) e non giovanissimo (due terzi degli intervistati aveva più di cinquanta anni).
I contenuti degli otto volumi sono i seguenti:
I. Parentela. Età. Amore, nascita, matrimonio e morte. Nomi di battesimo. Parti del corpo. Funzioni del corpo. Qualità e difetti fisici.
II. Mestieri e arnesi. Commercio. Numeri. Tempo e spazio. Corpi celesti. Fenomeni atmosferici. Metalli.
III. Minerali. Configurazione del suolo e acque. Animali. Caccia e pesca. Silvicoltura e arnesi dello spaccalegna. Piante.
IV. Riposo e toeletta. Malattie e guarigione. Difetti, qualità morali e sentimenti. Vita religiosa e sociale.
V. Casa e masserizie. Cibi. Mangiare e bere.
VI. Allevamento del bestiame grosso e minuto. Apicoltura. Bachicoltura. Pascolo e alpeggio. Carro, giogo e finimenti.
VII. Alberi fruttiferi e frutti. Viticoltura e vinificazione. Fabbricazione dell’olio. Orto e giardino, erbaggi e legumi. Coltivazione delle patate. Arnesi del falciatore. Prato e campo. Irrigazione e lavorazione del campo. Cereali e loro coltivazione. Trebbiatura. Mondatura e conservazione del grano.
VIII. Panieri. Lavorazione della canapa e del lino. Filatura e tessitura. Bucato. Cucitura. Vestimento e calzatura. Aggettivi. Frasi: brani di conversazione. Tavole della coniugazione. Supplemento.
Dopo aver fatto questo lungo ed attento lavoro di trascrizione e transcodificazione ho effettuato poi la verifica in tempo reale dei termini in questione.
In foto: L’attuale piazza Vittorio Veneto nella seconda metà dell’Ottocento. Tratta dal sito dell’associazione culturale La Palombella – sezione Palombara sparita.